Simposio Spumanti: Metodo Classico e Charmat, una sfida di gusto
- Scritto da Luigina Simonetti
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Il Simposio del 12 Dicembre, presso l'Hotel Palace a Bari, ci guiderà attraverso un percorso sensoriale tra Metodo Classico e Metodo Martinotti, in cui, ben 32 aziende saranno presenti con le loro bollicine, in una vetrina di assaggi e valutazioni in cui ciascun partecipante, si sperimenterà come degustatore e giudice.
In generale, gli spumanti per quanto buoni possano essere, è necessario conoscere e distinguere le differenze per poterli scegliere. Se l'incontro è con delle bollicine fini e persistenti, questo sarà certamente un indicatore che farà pensare ai grandi spumanti italiani, quelli con una tradizione ed un disciplinare legati al territorio come ad esempio Trento o Franciacorta, oppure si potrà immaginare una prestigiosa Maison di Champagne.
Tuttavia, se versati nello stesso tipo di bicchiere, già la sola comparazione visiva, sarà la prova che si tratta di vini profondamente diversi. Tutto ciò, senza neanche analizzare le sostanziali differenze che attengono alle uve utilizzate, la tecnica di produzione, i tempi di affinamento e le caratteristiche gustative. Certamente il motivo risiede nelle natura stessa di uno spumante, poiché l'effervescenza che li rende così esuberanti non è una caratteristica del vino in sé, ma le bollicine si regalano al vino solo dopo averlo prodotto, utilizzando uno dei due metodi principali, il Metodo Martinotti e il Metodo Classico.
Inventato verso la fine del ventesimo secolo, il Metodo Martinotti prevede la fermentazione del vino in grandi recipienti di acciaio a tenuta stagna. L'attrezzatura fu messa a punto da Federico Martinotti, ma fu brevettata dal francese Eugène Charmat nel 1910. Una miscela di lieviti e zuccheri viene aggiunta al vino, poi trasferito in autoclave, dove ha luogo la fermentazione a pressione a temperature controllate. Questo processo avviene in un periodo di tempo compreso tra 1 e 6 mesi. I lieviti operano la trasformazione degli zuccheri contenuti nel vino in alcol e anidride carbonica. I vini vengono poi passati in un filtro resistente all'alta pressione per la rimozione di eventuali sedimenti. La spumantizzazione si completa prima dell'imbottigliamento, con l'aggiunta di una miscela di vino e zucchero. Quando le bollicine Metodo Charmat o Martinotti finiscono in bottiglia, sono già pronte per essere bevute.


Il Metodo Classico è nato in Francia durante il Seicento, nella regione della Champagne, e questa denominazione viene usata per le Bollicine italiane, mentre, per una normativa europea, il termine Champenoise è riferito esclusivamente alla produzione di Champagne. Il metodo, però, ha la stessa modalità di produzione sia per la Francia che per L'Italia e prevede la presa di spuma in bottiglia mediante l'aggiunta di lieviti selezionati e zuccheri, Liqueur de Tirage. Il processo è piuttosto lungo, infatti le bottiglie vengono poste in posizione orizzontale per permettere l'azione dei lieviti, inoltre devono riposare per un periodo compreso tra 6 e 30 mesi. Trascorsa questa fase iniziale, è necessario ruotarle quotidianamente di 1/8 ed inclinarle. È questo il Remuage, e serve a favorire la lenta caduta dei residui verso il collo della bottiglia. Questo, con opprtuni dispositivi, viene poi congelato per facilitare l'espulsione delle fecce, l'operazione viene chiamata Degorgement. Il liquido perso durante questa fase, verrà compensato con lo sciroppo di dosaggio, Liqueur d'Expedition. Un composto di vino e zucchero che andrà a colmare la bottiglia prima che venga nuovamente tappata per l'ultima volta.


La differenza tra i due metodi non produce soltanto una differenza nel tenore del Perlage, ma anche un’ importante differenza di gusto.
Dal Metodo Martinotti si ottengono vini fruttati, aromatici, leggeri, dove prevalgono le caratteristiche del vitigno.
Il Metodo Classico dà origine a vini più strutturati, in cui l'eleganza delle bollicine è data dalla finezza e persistenza. La lunga fase di riposo, dona al vino sentori di lievito e profumi secondari, oltre ad un corpo più deciso.
Dal Metodo Martinotti si ottengono vini fruttati, aromatici, leggeri, dove prevalgono le caratteristiche del vitigno.
Il Metodo Classico dà origine a vini più strutturati, in cui l'eleganza delle bollicine è data dalla finezza e persistenza. La lunga fase di riposo, dona al vino sentori di lievito e profumi secondari, oltre ad un corpo più deciso.
Nel caso di un Franciacorta o del Trento, la presenza di un rigoroso disciplinare rende selettivo l'uso dei vitigni autorizzati, e quindi, non è solo il Metodo Classico a conferirne le caratteristiche. Mentre nel caso di uno dei più noti vini prodotti con Metodo Martinotti, il Prosecco, sarà l'uvaggio, con le sue note gusto-olfattive a rendere inconfondibile il prodotto. Invece , lì dove il disciplinare non c'è, come in Puglia, e la spumantistica sta incominciando ad imporsi sul mercato, distinguere una bollicina individuandone il metodo di produzione, attraverso l'esame visivo e gusto-olfattivo, potrebbe non essere così scontato.
Il Simposio organizzato da Vinoway, lancia una sfida, per chi, senza lasciarsi influenzare dal messaggio delle etichette, vorrà mettersi alla prova e tracciare una nuova possibilità di valutazione delle bollicine, affidandosi al gradimento delle sensazioni di assaggio, in un viaggio degustativo al quale prenderanno parte, non solo esperti del settore, ma anche i winelovers.
Cliccando qui è possibile acquistare i biglietti per la partecipazione alla degustazione.
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Ultima modifica ilSabato, 03 Dicembre 2016 10:31
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